Non è una tecnica e non è un talento. E’ un’abilità.

Creatività. Costruire la scatola magica.

Vorremmo poter aprire la scatola quando ne abbiamo bisogno, far uscire magicamente idee, visioni, progetti, soluzioni … che ci aiutino a fare cose e vivere relazioni che siano uniche, belle, capaci di produrre impatti positivi e regalarci gioia.

Da dove arriva e come nasce la creatività, rimane una faccenda misteriosa.
Non viene a comando, lo sappiamo, si presenta quasi sempre inaspettata …
E ci mette a contatto con emozioni intense: il vuoto dell’idea che non nasce, l’eccitazione dello stato di grazia, i grandi dubbi, il timore di non arrivare in fondo, di non essere capiti …
Esistono diverse teorie che provano a codificare il processo creativo, con alcuni punti in comune e poche certezze. Una cosa è chiara: non si tratta di imparare tecniche ripetibili, la creatività è fondamentale proprio quando siamo davanti a qualcosa che non abbiamo mai visto o affrontato prima.
Si tratta di coltivare qualità umane profonde.

Come dice Seth Godin “la creatività non è un talento, è un’abilità che tutti possono sviluppare”.
Qualche riferimento scientifico è utile, per iniziare a fare chiarezza sul fatto che essere creativi signifa pensare e fare, insieme.
L’approccio più noto è quello di Graham Wallas, psicologo ed educatore inglese che agli inizi del ‘900 definisce le fasi del processo creativo.
Quattro sono i passaggi fondamentali, ce ne sarebbe un quinto… qualcuno ne ha ipotizzati sette (per dire di quanto è classificabile).

1. Preparazione
E’ il momento in cui iniziamo a seguire la pista: qualcosa attrae la nostra attenzione verso la soluzione di un problema, un miglioramento significativo o la “semplice” felicità di creare. Partono ricerca, raccolta di informazioni, approfondimento su un tema nuovo o già noto.

2. Incubazione
In questa fase c’è il caos, il pensiero è disordinato, divergente, incostante. Un po’ come se avessimo un’ossessione, proviamo a mettere insieme i pezzi, cerchiamo ordine, direzione, senso nuovo. Testa, cuore e corpo lavorano insieme, anche quando facciamo altro, anche nel sonno. Stiamo covando.

3. Illuminazione
Intuizione o insight … è l’uovo che si apre. La famosa risposta che arriva inaspettata mentre facciamo la doccia, uno scarabocchio o parliamo d’altro. Rivela una prospettiva o addirittura un panorama mai visto prima. Ci sorprende e ci emoziona, anche se sapevamo già di essere sulla buona strada.

4. Verifica
Infine c’è da provare, fare i contri con il tempo e le risorse disponibili, dare forma a quell’intuizione, agganciarla o sganciarla del tutto dalla cornice che conosciamo, comunque argomentare, rendere credibile a noi e agli altri, produrre risultati e impatti verificabili.

La creatività resta un processo fuori standard, non si comincia sempre dallo stesso punto, i passaggi non sono così distinti, capita di ripercorrerli più volte. In alcuni casi tutto succede in un’ora, altre volte ci mettiamo anni, con pause (apparenti) lunghissime. Sono coinvolti emisfero destro e sinistro: pensiero logico e immaginativo collaborano.

Alle volte il punto di partenza è un disagio, un momento di discontinuità (crisi, eccesso, vuoto) in cui la fragilità diventa porta d’ingresso per un nuovo ascolto, per accogliere l’intuizione.

Non c’è una scatola magica da aprire.
Quello che possiamo fare è costruirla.

Possiamo costruire contesti in cui ognuno possa esprimere il proprio pezzettino di genialità. Possiamo coltivare attitudini che accendono la fiamma della creatività piuttosto che spegnerla. Ecco i fondamentali.

Diversità. Desideriamo creare per far emergere la differenza, l’originalità. E per farlo abbiamo bisogno di un nutrimento essenziale: la curiosità verso ambienti, argomenti e persone diverse da noi.
I grandi generatori di creatività stanno un passo oltre, riguardano l’incontro con l’Altro: accoglienza, scambio, contaminazione, capacità di gestire dissenso e conflitto in modo costruttivo.

Lentezza. Il tempo lento, fuori dalle urgenze, fa spazio a risposte nuove, non automatiche. Pausa, attesa, inattività e ozio sono incredibilmente utili. Il contatto con la natura, maestra di creatività, è sempre una grande ispirazione.

Ascolto. Scegliere di ascoltare aiuta a prestare attenzione a noi stessi e gli altri, a cogliere i segnali deboli e anche quelli scomodi, per uscire dal nostro limitato cono di osservazione. Uno dei rischi peggiori è la certezza di avere trovato la soluzione perfetta, senza vero confronto.

Gioco. Il gusto di passare oltre il confine e di sperimentare combinazioni azzardate, di osare con leggerezza, sospendendo il giudizio … è un’arte da affinare sempre. Mettere i calzini spaiati una volta la settimana, 😊 respirare, ballare, camminare e ridere sono ottimi stimoli.

Pratica. La creatività diventa un’abilità quando la pratichiamo tutti i giorni (tanto per cucinare quanto per inventare un nuovo prodotto), diventa bailità quando siamo disposti all’impegno, che non è lo sforzo. Non è simpatico da dire eppure è come dice Thomas Edison: “La creatività è per 1% intuizione e per il 99% fatica”.

Come per costruire una casa, anche per costruire la scatola magica ci vuole un muratore. L’esperienza di chi ha costruito molte scatole magiche ed ha maturato almeno un po’ di confidenza con i suoi paradossi può essere un’ottima guida, soprattutto per lasciar andare il vecchio (abitudini, modalità, convinzioni …), prima ancora che aprire le porte al nuovo.

Se vuoi conoscere quali metodi, strumenti e percorsi sono adatti a te o al tuo team, fissa un incontro gratuito.

Se sei interessata ad approfondire la creatività come qualità della leadership femminile, vai alla pagina Antigone_Academy: un percorso che propone uno spazio di confronto tra pari, per sperimentare un nuovo stile di cura e di guida.


La creatività è la premessa per sostenere ogni evoluzione, dalla fioritura delle persone all’innovazione nel business… Ha alcuni meravigliosi effetti collaterali: fa crescere la collaborazione, la gioia e il senso di esserci, fa da argine naturale a pericolose derive: “L’uomo che non può creare vuole distruggere” è il monito di Erich Fromm.

Succede quando l’energia creativa si blocca.
E’ difficile cominciare o ricominciare.
Sentiamo la fatica di lasciare, dopo molti tentativi, che un’idea diventi altro.
Non riusciamo a contenere l’eccesso (succede anche questo): quando non c’è mai fine all’invenzione, finiscono le energie e si perde di vista lo scopo.
Un ambiente creativo sostiene questi passaggi, è uno spazio dove bisogni, aspirazioni e desideri possono smettere di essere sfide o pesi e diventare spinte vitali.